Analisi e commenti

8 Novembre 2022

Patent-box, dal 2015 al 2020, risparmi fiscali per quasi 5mld

Nell’ultimo rapporto, l’Upb, Ufficio parlamentare di bilancio, traccia l’andamento dell’adozione da parte delle imprese della tassazione agevolata sui redditi derivanti dall’utilizzo di beni immateriali disciplinata dal regime speciale patent-box.

Sono state 6.802 le aziende che nel quinquennio indicato, 2015-2020, hanno scelto di optare per il regime agevolativo del patent-box. Il dato, riportato dall’Upb, segnala un trend crescente negli anni ma indica anche due fattori determinanti. Il primo riguarda in particolare un sensibile incremento sia nel numero di soggetti beneficiari (da 1.296 a 1.821) sia nell’ammontare di reddito agevolato (da 3,9 a 5,8 miliardi di euro) osservabile fra il 2018 e il 2019. In sostanza, si tratta d’un balzo in avanti determinato dalla semplificazione della normativa che ha portato all’abolizione del ruling obbligatorio. Infatti, spiega l’Upb, nei primi anni proprio la presenza di questo requisito procedurale sembrerebbe aver rallentato l’accesso all’agevolazione da parte delle imprese più grandi, dato peraltro confermato dal fatto che l’importo medio del reddito agevolato non superava 1,5 milioni di euro. Negli anni successivi, superato l’obbligo del ruling, la maggiore partecipazione delle grandi imprese ha comportato un progressivo incremento del reddito agevolato, che ha superato in media i 3 milioni di euro sia nel 2018 che nel 2019.

La pandemia non risparmia il patent-box
Il secondo fattore utile nel leggere in modo corretto l’andamento dei dati è quello che riguarda il 2020, segnato dall’insorgere della pandemia. Questa annualità, rivela l’Upb, registra infatti un doppio calo, sia nel numero delle società che hanno optato per il patent-box sia nell’ammontare del reddito agevolato. Quest’ultimo è sceso a 2,9 miliardi di euro, rispetto ai 5,8 miliardi dell’annualità precedente, mentre le imprese beneficiarie calano da 1.821 a 1.274. La normativa è rimasta invariata e, quindi, la causa della discesa inattesa è da indicare nell’insorgere dell’emergenza pandemica che nel 2020 erode i redditi delle aziende interessate e, quindi, ne riduce l’accesso all’opzione agevolativa.

In quali settori incide maggiormente
Come detto, il reddito complessivo agevolato è pari a 17,1 miliardi di euro, mentre lo sconto fiscale effettivo è stato di 5 miliardi. Ma dai dati dell’Upb emerge anche un dato utile riguardo la ripartizione dell’agevolazione che favorisce naturalmente le grandi aziende rispetto alle piccole e medie imprese e che, soprattutto, premia chi opera nel settore manifatturiero e, a seguire, in quello dell’informazione e della comunicazione. Più indietro il commercio, i servizi finanziari e l’immobiliare. È quindi evidente che sono i primi due gli ambiti d’attività più propensi a innovare.

La “geografia” non sorprende
L’aspetto geografico e territoriale fissato dall’Upb non segnala sorprese. Infatti, nel 2020, sia i beneficiari che il reddito agevolato si concentrano rispettivamente per il 72% e per il 71% nel Nord del Paese, mentre il restante numero residuale di aziende e reddito, all’incirca il 30%, si ridistribuisce al Centro e al Sud e nelle Isole. Questa sproporzionalità sottolinea ahimè ancora una volta il profondo divario esistente tra le tre sezioni geografiche del nostro territorio nazionale.

Ma cos’è il patent-box?
Partiamo dall’inizio. Introdotto dalla legge di stabilità 2015 (legge n. 190/2014, commi 37-45), il patent box è un regime opzionale con tassazione agevolata sui redditi derivanti dall’utilizzo di taluni beni immateriali.
In particolare, le imprese possono optare per un regime fiscale di favore consistente nell’ esclusione dal reddito di parte dei redditi derivanti dall’utilizzazione di alcune tipologie di beni (software, brevetti industriali, disegni e modelli, nonché processi, formule e informazioni relativi a esperienze acquisite nel campo industriale, commerciale o scientifico giuridicamente tutelabili) nonché delle plusvalenze derivanti dalla loro cessione, se il relativo corrispettivo è reinvestito.

Normativa a elevato indice di variabilità. Oltre il ruling
La disciplina del patent box è stata più volte modificata nel tempo. In particolare, il decreto legge n. 50/2017 ha escluso i marchi dal novero dei beni agevolabili. Sono stati invece inclusi nel novero dei redditi che beneficiano del regime speciale anche quelli derivanti dall’utilizzo congiunto di beni immateriali, legati da vincoli di complementarietà, a specifiche condizioni di legge. Ma il passaggio più evidente è rappresentato dallo stop al ruling.
Fino al 2019, infatti, per accedere all’agevolazione, in tutte le ipotesi di utilizzo diretto del bene, il contribuente era tenuto alla preventiva sottoscrizione di un accordo con l’Agenzia delle entrate (ruling obbligatorio), mentre, in caso di concessione in uso del bene o di plusvalenze realizzate in ambito infragruppo, l’accordo con il Fisco costituiva una mera facoltà del contribuente (ruling facoltativo). Sull’istituto è poi intervenuto il decreto “Crescita” (articolo 4, Dl n. 34/2019), prevedendo una generale facoltà di autoliquidazione del relativo beneficio, dunque la possibilità per il contribuente di determinare in maniera autonoma e indicare direttamente in dichiarazione l’agevolazione spettante. In attuazione di tale modifica, il provvedimento dell’Agenzia delle entrate del 30 luglio 2019 ha chiarito che l’esercizio dell’opzione per la determinazione diretta del reddito agevolabile è effettuata nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo di imposta al quale si riferisce l’agevolazione (si veda in particolare la sezione del sito dell’Agenzia dedicata al patent box per i provvedimenti attuativi della disciplina agevolativa, nonché per i documenti di prassi emanati dall’amministrazione finanziaria).

Le ultime modifiche 2021-22, per un regime sempre più attrattivo
Una complessiva riforma dell’istituto è stata nuovamente operata dal decreto fiscale 2021 (articolo 6, del Dl n. 146/2021), che ha sostituito la previgente disciplina del patent box con un’agevolazione che maggiora del 90% i costi di ricerca e sviluppo sostenuti in relazione ai beni immateriali giuridicamente tutelabili, consentendone così una più ampia deducibilità ai fini delle imposte sui redditi e dell’Irap.
Come per il precedente patent box, la nuova disciplina è rivolta ai titolari di reddito d’impresa e secondo condizioni sostanzialmente analoghe. Si tratta di un regime opzionale, che ha durata di cinque periodi di imposta durante i quali è irrevocabile. L’opzione è rinnovabile. L’agevolazione consiste nella maggiorazione (in origine del 90% e poi elevata al 110% dalla legge di bilancio 2022), ai fini delle imposte sui redditi, dei costi di ricerca e sviluppo sostenuti in relazione a specifici beni immateriali (software protetto da copyright, brevetti industriali, disegni e modelli, processi, formule e informazioni relativi a esperienze acquisite nel campo industriale, commerciale o scientifico giuridicamente tutelabili). Condizione per usufruire dell’agevolazione è che tali beni siano utilizzati direttamente o indirettamente nello svolgimento della propria attività d’impresa.
E ancora, come anticipato, con le modifiche della legge di bilancio 2022 (articolo 1, commi 10 e 11 della legge n. 234/2021) è stata elevata dal 90 al 110% la maggiorazione fiscale dei costi di ricerca e sviluppo sostenuti in relazione a beni immateriali giuridicamente tutelabili ed è stato ristretto il novero dei beni agevolabili.
Con riferimento alla decorrenza, la nuova disciplina si applica alle opzioni esercitate con riguardo al periodo di imposta in corso alla data della loro entrata in vigore e ai successivi periodi di imposta. Infine, viene introdotto un meccanismo di recapture in base al quale, ove le spese agevolabili siano sostenute in vista della creazione di una o più immobilizzazioni immateriali oggetto di patent box, il contribuente può usufruire della maggiorazione del 110% a decorrere dal periodo di imposta in cui l’immobilizzazione immateriale ottiene un titolo di privativa industriale.

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