Attualità

17 Novembre 2022

Settimana europea riduzione rifiuti, appuntamento dal 19 al 27 novembre

Si apre sabato 19 novembre la quattordicesima edizione della “Settimana europea per la riduzione dei rifiuti” (Serr), la campagna di comunicazione ambientale volta a promuovere, tra i cittadini, la realizzazione di azioni di sensibilizzazione sulla sostenibilità, sulla corretta gestione dei rifiuti e sulla necessità di ridurli drasticamente. L’iniziativa, che si svolge ogni anno nel corso di una settimana nel mese di novembre, vuole evidenziare come ogni attore della società – cittadini, imprese, istituti di istruzione, amministrazioni pubbliche e associazioni/Ong – possa, in modo creativo, contribuire a ridurre i rifiuti in prima persona e a comunicarlo agli altri.
Il comitato promotore della Serr ha selezionato un tema centrale della call-to-action, che quest’anno sarà dedicato ai rifiuti tessili.

Rifiuti del settore tessile in Europa e in Italia
Per l’economia dei paesi dell’Unione europea il tessile è un settore che dà occupazione a oltre 1,5 milioni di persone, tuttavia, nello stesso tempo, risulta anche uno dei settori più inquinanti, insieme all’edilizia, ai trasporti e all’alimentazione; ma per sua fortuna è anche quello che detiene ottime possibilità di sviluppo verso un’economia circolare.
L’Ue produce circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti tessili ogni anno – indumenti usati, lenzuola, tappeti, copriletto, tappezzerie, eccetera – ma solo il 20% viene riciclato. Il resto finisce in discarica o viene semplicemente incenerito.
Anche in termini di utilizzo di materie prime primarie e di acqua, il settore tessile, insieme all’abbigliamento, rappresentano la quarta categoria a più alta pressione. Basti pensare, ad esempio, che per produrre un paio di jeans occorrono 7mila litri di acqua, per una maglietta ne servono 2.700, equivalenti al consumo di acqua potabile di una persona in 2 anni e mezzo. Il processo di produzione, poi, genera circa 15-35 tonnellate di CO2 per ogni tonnellata di tessuto prodotto.
Oltre agli ingenti impatti ambientali, questo settore ha anche notevoli impatti sociali, diffusi a livello mondiale in termini di salari e condizioni di lavoro nelle fabbriche. In molte realtà, per lo più extraeuropee, infatti, è ancora utilizzato il lavoro minorile.
In Italia, secondo le stime pubbliche fornite da Ispra, il 5,7% di quanto prodotto in ambito urbano come rifiuto indifferenziato è composto da rifiuti tessili. In termini assoluti, ogni anno in Italia si producono circa 663mila tonnellate all’anno, che, invece di essere utilizzate o riciclate, vengono purtroppo smaltite o incenerite.

Quadro normativo e strategia della Commissione europea
Per contrastare le criticità del settore, il Parlamento europeo ha approvato la direttiva Quadro sui rifiuti, imponendo agli Stati membri di applicare nelle loro città la raccolta differenziata dei rifiuti tessili entro il 2025.
Il Green deal europeo, il Piano d’azione per l’economia circolare e la Strategia industriale, tenendo conto dei dati raccolti sull’impatto dei prodotti tessili in termini di emissioni di carbonio, hanno annunciato una nuova Strategia europea per affrontare la situazione.
Considerando l’attuale logica di business della moda, basata su produzioni veloci, anche a discapito della qualità dei prodotti, e su consumi insostenibili di risorse, che portano ad accumulare rifiuti tessili sempre più ingombranti, risulta necessario un cambio di passo da parte di tutti i soggetti coinvolti.
Le abitudini di consumo e la produzione, per essere sostenibili, dovranno puntare a “fare di più e meglio con meno”, aumentando i benefici, in termini di benessere, derivanti dalle attività economiche, attraverso la riduzione dell’impiego di risorse, del degrado e dell’inquinamento nell’intero ciclo produttivo, migliorando così la qualità della vita delle persone e delle organizzazioni.
Da queste premesse è maturata la strategia della Commissione europea per il settore tessile, che prevede i seguenti obiettivi:

  • Entro il 2030 i prodotti tessili immessi sul mercato dell’UE saranno durevoli e riciclabili, in larga misura realizzati con fibre riciclate, prive di sostanze pericolose e prodotte nel rispetto di diritti sociali e ambientali”. Tale misura consentirà di sostenere materiali e processi produttivi circolari, di eliminare la presenza di sostanze chimiche pericolose e, non da ultimo, aiuterà i consumatori a scegliere i prodotti tessili green
  • l’estensione della responsabilità del produttore (Epr) all’eco-modulazione delle tariffe nel comparto tessile-moda, per mettere in pratica il principio del “chi inquina paga”
  • Il fast fashion è fuori moda e le aziende si devono assumere la responsabilità del fine vita dei loro prodotti, spingendo per il riciclo da fibra a fibra, evitando l’incenerimento e il conferimento in discarica dei tessuti”.

A che punto è l’Italia
L’Italia non è rimasta indietro, anzi a partire da gennaio 2022, come previsto dal decreto legislativo n. 116/2020 e anticipando la scadenza europea del 2025, ha fissato l’obbligo della raccolta dei rifiuti tessili, che comporta la necessità di riorganizzare e strutturare in modo più lineare e tracciabile la filiera dei rifiuti tessili provenienti dalle persone. In un’ottica di economia circolare, le nuove regole, porteranno a premiare l’utilizzo di materiali riciclabili oltre che riciclati, e a penalizzare i materiali sintetici, che sono poco interessanti per l’industria della rigenerazione.
Evidenziamo, inoltre, che il Codice degli appalti ha previsto l’obbligatorietà dell’applicazione dei Criteri ambientali minimi (Cam) negli acquisti pubblici. Tra i Cam approvati dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica sono presenti anche quelli dedicati al settore tessile.

I valori promossi dalla Serr
L’Agenzia, al fine di rendere il personale più consapevole dei rifiuti tessili che ciascuno di noi produce e dei relativi impatti sull’ambiente, suggerisce di condividere i valori promossi dalla Serr, rimarcando la necessità di porre particolare attenzione alle informazioni diffuse nel corso dell’iniziativa quali:

  • i fenomeni di “Greenwashing” – tecniche di comunicazione che hanno lo scopo di promuovere un prodotto o un servizio convenzionale come rispettoso dell’ambiente, anche se in realtà non lo è. Tcniche promosse al solo scopo di mostrarsi più “sostenibili”
  • la presenza di “Microplastiche” che sono contenute in gtan parte negli indumenti sintetici e finiscono nei mari, le quali causano danni all’ambiente e alla vita animale
  • il “Commercio equo solidale del tessile” che mira a garantire parità di trattamento in ogni processo della “catena di valore” e che è rispettoso dell’ambiente e garantisce il benessere delle comunità e dei lavoratori locali
  • La seconda mano” che consiste nel comprare prodotti usati. I vestiti di seconda mano si possono trovare in negozi dell’usato e su siti dedicati, oppure si possono ricevere dalle donazioni
  • Economia circolare” – un modello di produzione e consumo rispettoso dell’ambiente, che ruota attorno al concetto di rifiuti visti come risorse e non spazzatura. I prodotti vengono meglio congegnati e riciclati, e tutto rimane “in circolo”
  • la “Fast fashion” – una moda fatta per non durare nel tempo, molto economica e facilmente consumabile, ma molto inquinante. Il prezzo è economico, ma nella maggior parte dei casi, ha come retroscena lo sfruttamento di lavoratori di paesi poveri in via di sviluppo e una qualità scadente
  • il Riutilizzo creativo, l’Upcycling” – processo volto a salvare il materiale tessile dallo smaltimento, trasformandolo in qualcosa di nuovo e di valore anche superiore. Necessita di creatività ed è un’ottima alternativa alla realizzazione di nuovi prodotti, risultando sicuramente un modo più green di trasformare
  • passare a un “Approccio minimalista” – vale a dire, identificare ciò che è veramente essenziale, escludendo gli articoli superflui e pensando all’effettivo valore dei beni. Abbracciare questo nuovo stile di vita porta le persone a ridurre il loro bisogno di comprare nuove cose perché “Meno vuol dire di più”
  • evitare l’“Over consumo” – consumare più di quanto sia realmente necessario è una pratica presente in tutti i settori, in gran parte dovuta a un’obsolescenza pianificata all’origine e a standard di vita più elevati, ma il consumo eccessivo è la causa del sovrasfruttamento delle risorse naturali
  • l’“Eco-design” – garantisce che il modo in cui un prodotto viene realizzato sia ecologico. Esso si basa sull’utilizzo di risorse pulite e assicura che il prodotto possa venire riutilizzato, riparato e riciclato. Il modo in cui un prodotto viene realizzato tiene inoltre in considerazione la fine del suo ciclo di vita e fornisce una soluzione relativa al suo riutilizzo o riciclo.

La partecipazione dell’Agenzia alla “Settimana europea per la riduzione dei rifiuti”, che rientra tra le attività intraprese per una corretta ed efficace gestione ambientale e che viene rendicontata nel bilancio sociale tra le iniziative di Responsabilità ambientale, si articola con:

  • l’iscrizione al sito dedicato all’evento
  • l’avvio di alcune attività divulgative (news sulla Intranet aziendale, corredate di materiale informativo e articoli di approfondimento)
  • l’invio di una comunicazione ai propri uffici e a tutto il personale per rimarcare la necessità di verificare l’esistenza di un’organizzazione funzionale all’effettiva realizzazione della raccolta differenziata
  • l’invito rivolto a tutti i colleghi a utilizzare la sezione del Mercatino “Economia circolare…regalo ma non butto!!!” e, per un maggior approfondimento, a consultare il sito dedicato alle iniziative promosse dalla Settimana europea per la Riduzione dei rifiuti 2022.
Settimana europea riduzione rifiuti, appuntamento dal 19 al 27 novembre

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