Analisi e commenti

17 Ottobre 2022

Ace 2019, oltre 18 mld di deduzioni alle società che hanno capitalizzato

I dati sulle statistiche fiscali sulle dichiarazioni delle società di capitali, pubblicati di recente dal Dipartimento delle finanze del Mef, confermano l’alto gradimento dell’agevolazione. Infatti, nel 2019, l’Ace ha attratto ben 326mila società di capitali la cui deduzione spettante ha superato i 18 miliardi di euro, 18,4 mld. A queste aziende se ne aggiungono altre 77mila a cui, invece, è stata riconosciuta l’eccedenza, di quasi 11 miliardi di euro, relativa al periodo d’imposta precedente e utilizzata in Redditi 2020. E per completare il quadro, sono più di 92mila le società che hanno scelto di riportare in eredità negli anni futuri oltre 11 miliardi di euro. Tradotto, l’Ace mantiene un forte appeal fiscale sul variegato mondo delle imprese. Ma ricordiamo in breve come funziona l’agevolazione.

L’Aiuto alla crescita economica, dal 2011 all’Ace innovativo 2021 o super-Ace
L’Ace è stato introdotto, a partire dall’anno di imposta 2011, con il decreto “Salva-Italia”. Di fatto, l’incentivo rende deducibile dal reddito imponibile il rendimento figurativo degli apporti di nuovo capitale proprio e degli utili reinvestiti, al pari degli interessi passivi, al fine di perseguire una maggiore neutralità della tassazione dei redditi d’impresa rispetto alla scelta delle fonti di finanziamento. L’Ace consente, inoltre, di distinguere la remunerazione ordinaria del capitale investito, esente da imposta, dagli extra-profitti da assoggettare all’Ires. Infatti, la deduzione Ace è commisurata agli incrementi del capitale proprio rispetto al valore esistente al 31 dicembre dell’anno di riferimento, in questo caso il 2019. Il rendimento figurativo del capitale proprio, inizialmente fissato al 3% per il triennio 2011-2013 è stato successivamente elevato al 4%, 4,5% e 4,75% nel 2014, 2015 e 2016 e poi abbassato all’1,6% nel 2017, all’1,5% nel 2018 e all’1,3% dal 2019, con la motivazione della discesa dei tassi di interesse, ma anche per effetto della rimozione della compensazione per il rischio d’impresa. Al riguardo, è corretto ricordare che l’articolo 19, commi 2-7, del decreto legge n. 73/2021 (il Dl “Sostegni bis”) ha introdotto l’Ace innovativa 2021, che prevede un sostanziale rafforzamento dell’Aiuto alla crescita economica per tele per l’anno di imposta. In pratica, al fine di incentivare la patrimonializzazione delle imprese, deterioratasi a seguito delle difficoltà economiche causate dalla crisi pandemica, il provvedimento riconosce un’aliquota pari al 15%, maggiorata quindi in modo davvero esponenziale rispetto all’aliquota ordinaria dell’1,3%, per il calcolo del rendimento nozionale delle variazioni in aumento del capitale proprio per l’anno di imposta 2021. Inoltre, l’innovazione introdotta rimuove, ai fini della determinazione delle variazioni in aumento, il limite del patrimonio netto risultante dal bilancio, in modo da non tenere conto dell’effetto di eventuali perdite di bilancio.

Analisi dei dati disaggregati in dettaglio
Nel 2019 la deduzione dal reddito d’impresa del rendimento figurativo del capitale proprio, cosiddetta Ace, passa dall’1,5% all’1,3 per cento. Le società di capitali con diritto alla deduzione sono state oltre 326mila, per un ammontare di deduzione che ha superato i 18 miliardi di euro. Come già detto, l’eccedenza pregressa relativa all’anno precedente, pari a quasi 11 miliardi di euro, ha riguardato oltre 77mila società, mentre l’ammontare di deduzione non utilizzata nell’anno e riportabile agli anni successivi è stata pari a oltre 11 miliardi di euro e interesserà più di 92mila aziende.

Dettaglio regionale
Se consideriamo i rendimenti totali 2019, cioè l’Ace spettante in riferimento a quel periodo d’imposta, è la Lombardia, con più di 8 miliardi di deduzioni, a occupare largamente il top della classifica Ace e questo, in parte, grazie al numero dei beneficiari, 98mila società. Di fatto, aggiungendo al dato lombardo anche quello registratosi nel Lazio, in Veneto, in Emilia Romagna, in Piemonte e in Toscana, risulta evidente come all’incirca 17 miliardi, dei 18 riconosciuti, si concentra in sole 6 regioni. Un indicatore questo dello squilibrio storico evidente nel grado di imprenditorialità attiva e ad elevato capitale perdurante ancor oggi nel nostro Paese. Se consideriamo il risultato aggregato delle seguenti regioni, Sicilia, Sardegna, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania, Molise e Abruzzo, otteniamo un beneficio complessivo spettante alle aziende del Mezzogiorno pari all’incirca a 805 milioni di euro, in pratica meno di quanto hanno beneficiato nel medesimo periodo d’imposta le sole aziende toscane, cui è stata riconosciuta una deduzione spettante di poco superiore a 1 miliardo di euro. Questo confronto dovrebbe aiutare a stimolare qualche riflessione sugli squilibri profondi ancora esistenti nel tessuto produttivo e innovativo del Paese.

L’Ace per volume d’affari e per settore d’attività
È utile anche osservare alcuni dati riferibili ai volumi d’affari delle società cui spetta l’Ace. Nel 2019, quasi 29mila aziende hanno beneficiato d’una deduzione complessiva di più di 2,3 miliardi di euro, riportando un volume d’affari pari a zero. Sempre nello stesso anno, le imprese con volume d’affari superiore ai 50 milioni di euro hanno ottenuto una deduzione Ace per un valore di circa 6,5 miliardi di euro, in pratica più di 1/3 dell’ammontare totale pari a poco più di 18 miliardi di euro. Anche questi raffronti fissano l’istantanea d’un tessuto imprenditoriale e produttivo fortemente differenziato. Riguardo invece i settori d’attività maggiormente legati all’utilizzo dell’incentivo troviamo in testa quello delle attività finanziarie e assicurative con 6,8 miliardi di deduzioni. A seguire, il settore delle manifatture, con 4,2 miliardi e a chiudere il podio quello delle attività professionali, scientifiche e tecniche, quasi 1,6 miliardi di euro.

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