2 Febbraio 2022
Tari e fabbisogni standard: aggiornate le linee guida
Novità in arrivo per la Tari: il dipartimento delle Finanze ha pubblicato, sul proprio sito internet, l’aggiornamento delle “Linee guida interpretative per l’applicazione del comma 653 dell’articolo 1 della legge n. 147 del 2013”, predisposto in collaborazione con Ifel e Sose per inquadrare il contesto normativo di riferimento e facilitare l’attuazione da parte dei Comuni della predisposizione dei piani finanziari relativi al quadriennio 2022-2025. Online anche l’allegato 4 – Nota di calcolo delle variabili relative alla dotazione impiantistica, con i dati aggiornati all’anno 2020.
Le linee guida sono rivolte ai Comuni che, per la determinazione dei costi relativi al servizio di smaltimento dei rifiuti, devono prendere in considerazione anche le risultanze dei fabbisogni standard, secondo quanto previsto dalla legge di stabilità 2014 (articolo 1, comma 653, legge 147/2013). I fabbisogni standard del servizio rifiuti rappresentano un paradigma obbligatorio di confronto per permettere all’ente locale di valutare l’andamento della gestione del servizio. In sostanza, per l’effettiva attuazione della norma, che non si applica nei confronti dei comuni delle regioni a statuto speciale, è necessario che il comune prenda cognizione delle risultanze dei fabbisogni standard del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti.
La Tari, che può essere declinata anche in termini di tariffa corrispettiva, è finalizzata al finanziamento dei costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Le relative tariffe sono stabilite con delibera del consiglio comunale in conformità al piano finanziario redatto dal soggetto a cui è affidato il servizio di gestione dei rifiuti e approvato dallo stesso consiglio (o da altra autorità competente a norma delle leggi vigenti in materia).
Nel 2019, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) ha definito i criteri di calcolo e riconoscimento dei costi efficienti di esercizio e di investimento e poi nel 2021 ha approvato il Metodo tariffario per il servizio integrato di gestione dei Rifiuti per il secondo periodo regolatorio 2022-2025 (Mtr-2). Il nuovo Metodo prevede l’uso del fabbisogno standard come benchmark di riferimento per il costo unitario effettivo del servizio di gestione dei rifiuti urbani, in particolare per la determinazione del coefficiente di recupero di produttività e per le valutazioni relative al superamento del limite alla crescita annuale delle entrate tariffarie per assicurare il raggiungimento di miglioramenti di qualità o sostenere il processo di integrazione delle attività gestite.
Il documento redatto dal Def fornisce indicazioni per il calcolo del fabbisogno standard di ciascun comune (o gruppo di comuni) in linea con le nuove componenti del costo standard per tonnellata approvate dalla Commissione tecnica per i fabbisogni standard (Ctfs) in data 18 novembre 2019 e con l’aggiornamento dei dati relativi ai fabbisogni standard elaborato nel corso del 2021 e approvato dalla Ctfs il 30 settembre 2021. Nel caso in cui gli enti locali abbiano già approvato le tariffe della Tari, in mancanza delle presenti linee guida, dal Def chiariscono che è possibile intervenire successivamente, nel rispetto del termine di approvazione del bilancio di previsione, per tener conto delle risultanze dei fabbisogni standard.
Le linee guida chiariscono nel dettaglio che:
- il fabbisogno standard finale di ogni Comune è il risultato del prodotto di due grandezze: il costo standard di riferimento per la gestione di una tonnellata di rifiuti e le tonnellate di rifiuti urbani gestite dal servizio
- per l’individuazione delle “risultanze dei fabbisogni standard” si fa riferimento al “costo standard” di gestione di una tonnellata di rifiuti, calcolato sulla base di un modello statistico di regressione che mette in relazione i costi osservati in un ampio campione rappresentativo di comuni con le rispettive variabili gestionali e di contesto che influiscono sul costo stesso.
Il parametro di base è la stima del costo medio nazionale di riferimento per la gestione di una tonnellata di rifiuti. Per ottenere il costo standard di riferimento di ogni comune, a tale valore base occorre aggiungere i differenziali di costo relativi a diverse componenti:
- la percentuale di raccolta differenziata
- la distanza in km fra il comune e gli impianti
- il numero e la tipologia degli impianti regionali
- la percentuale di rifiuti urbani trattati e smaltiti negli impianti regionali
- la forma di gestione del servizio rifiuti, i fattori di contesto del comune relativi alle principali caratteristiche del contesto demografico, morfologico ed economico comunale
- le economie/diseconomie di scala
- le modalità di raccolta dei rifiuti urbani, distinte in domiciliare o “porta a porta”
- il gruppo omogeneo di appartenenza del comune.
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