Analisi e commenti

14 Agosto 2020

L’Agenzia sempre più digital – 1 diventa un modello da seguire

Il “Digital first” è una strategia innovativa che impegna l’Agenzia a spingere costantemente l’acceleratore sul digitale come canale preferenziale per ridurre e semplificare gli adempimenti fiscali e allo stesso tempo garantire completezza e coerenza dei dati. L’interazione con i contribuenti avviene sempre più in tempo reale ed è, quindi, sempre più efficace, trasparente e soddisfacente.

Il Digital First in ambito fiscale
Il ruolo della tecnologia non soltanto come volano per le semplificazioni ma come motore capace di riaccendere l’economia globale colpita dagli effetti negativi della pandemia. Un doppio paradigma moderno, peraltro ribadito dall’Unione europea nel varo del Recovery Fund, che ha trovato proprio nelle attività dell’Agenzia delle entrate il suo banco di prova più efficace.
La rivoluzione digitale, infatti, ha consentito al sistema fiscale italiano, in questi ultimi anni, di compiere importanti passi in avanti, rappresentando un fattore fondamentale per la semplificazione e la trasparenza nel rapporto con i cittadini, le imprese e i loro intermediari. In sostanza, l’adozione di tecnologie informatiche, e la loro continua elaborazione, costituisce oggi un punto nodale su cui l’Agenzia lavora con la collaborazione del partner tecnologico Sogei.
Obiettivo: la realizzazione e il miglioramento continuo di un modello di dialogo collaborativo con il contribuente e con i suoi intermediari, sul versante dei servizi, e la ricerca di una qualità sempre migliore nei processi, nell’impiego di nuovi strumenti e nelle procedure dirette all’analisi e all’individuazione di livelli elevati di rischio di evasione, sul versante del controllo. Due sinergie che, insieme, possono favorire l’incremento di fiducia verso l’Amministrazione e aumentare il livello di compliance spontanea dei contribuenti, anche rimediando in tempo a eventuali errori od omissioni. Tradotto, minori spese, servizi più efficienti e puntuali, riduzione dei livelli di evasione e aumento del tasso di competitività dell’intero Sistema-Paese.

In particolare, la strategia di digitalizzazione posta in essere dall’Agenzia si basa sull’informatizzazione dei servizi-utente, sulla valorizzazione del patrimonio informativo, sull’interconnessione digitale con attori esterni, sulla reingegnerizzazione digitale dei processi e dei servizi al personale, sulla sicurezza e protezione dei dati e sulla partecipazione alle iniziative strategiche della digitalizzazione della pubblica amministrazione.
In sintesi, il “Digital first”, ossia una strategia innovativa che vede le Entrate spingere costantemente l’acceleratore sul digitale come canale preferenziale per ridurre e semplificare gli oneri connessi agli adempimenti fiscali e allo stesso tempo garantire completezza e coerenza dei dati. L’interazione con i contribuenti è sempre più digitale, in tempo reale, e quindi maggiormente efficace, trasparente e soddisfacente. Passiamo ora ai dettagli.

La precompilata, la madre di tutte le rivoluzioni digitali in ambito fiscale
Un posto di rilievo, fra tali servizi innovativi, è certamente occupato dalla dichiarazione precompilata che, a partire dal 2015, l’Agenzia delle entrate rende disponibile ai cittadini. La dichiarazione precompilata è predisposta utilizzando i dati delle certificazioni uniche inviate dai sostituti, le informazioni sugli oneri detraibili e deducibili trasmesse dai soggetti terzi, nonché i dati già in possesso del Fisco (dichiarazioni degli anni precedenti, dati catastali, versamenti e compensazioni effettuate).
Nel corso degli anni la precompilata si è arricchita con un numero sempre maggiore di informazioni, in particolare per quanto riguarda le spese detraibili e deducibili, ed è stata notevolmente ampliata la platea dei destinatari. Inizialmente, infatti, i beneficiari del modello predisposto dall’Amministrazione finanziaria sono stati esclusivamente i lavoratori dipendenti e pensionati che presentavano il 730, mentre oggi l’Agenzia delle entrate mette a disposizione di tutti i contribuenti i dati presenti nel sistema informativo dell’Anagrafe tributaria che li riguardano, per consentire la presentazione della dichiarazione dei redditi, sia modello 730 sia modello Redditi (ex Unico Persone fisiche), in modo semplificato e guidato, attraverso l’applicazione web disponibile sul sito internet delle Entrate.
Ogni anno, nella dichiarazione precompilata vengono inserite nuove tipologie di oneri e spese tra cui, ad esempio, le spese sanitarie e veterinarie, le spese universitarie, le rette per la frequenza degli asili nido, le spese per interventi di ristrutturazione e di riqualificazione energetica degli edifici, le spese funebri, i contributi versati per i lavoratori domestici, i contributi versati alla previdenza complementare, le erogazioni liberali effettuate a Onlus, fondazioni e associazioni, eccetera.
Complessivamente sono stati circa 960 milioni i dati confluiti nella dichiarazione precompilata 2019, con un aumento del 3,8% rispetto al totale dei dati utilizzati nel 2018. E quest’anno, è altamente probabile che si superi il miliardo di dati.
Peraltro, grazie all’arricchimento, nel tempo, delle informazioni presenti in dichiarazione, alla maggiore qualità dei dati trasmessi dagli enti esterni e ai miglioramenti della procedura web messa a disposizione dei contribuenti, si è registrato negli anni un incremento costante delle dichiarazioni trasmesse direttamente dai cittadini, senza l’intervento degli intermediari (dai circa 1,4 milioni del 2015 agli oltre 3 milioni del 2019). È aumentato, inoltre, il livello di soddisfazione dei contribuenti, segnalato dal tasso di accettazione diretta (no touch) della precompilata, in pratica senza modifiche o integrazioni, passato dal 6% del 2016 al 19,3% nel 2018 (ultimo dato disponibile).

La fatturazione elettronica o, come rendere più competitivo il sistema-Paese
Oltre alla precompilata un altro capitolo strategico è quello della fatturazione elettronica. La digitalizzazione delle fatture, infatti, oltre alla riduzione del tax gap, ha effetti positivi anche in termini di semplificazione fiscale, di riduzione del numero degli adempimenti nonché di modernizzazione del settore produttivo italiano, con conseguente diminuzione dei costi amministrativi per le imprese e, al contempo, aumento della competitività del Sistema-Paese.
In linea generale, infatti, l’adozione della fatturazione elettronica riduce i costi per la gestione del ciclo attivo e gli errori di registrazione delle fatture, che possono essere importate direttamente in modo semplice e immediato nei sistemi informativi gestionali delle imprese e degli intermediari. I risultati di questa azione sistematica hanno consentito di ridurre le difficoltà operative tanto per gli utenti quanto per l’Amministrazione, come dimostrano i dati relativi al primo anno di avvio del processo:

  • 2.066 milioni di fatture elettroniche veicolate dal Sistema di interscambio da circa 3,9 milioni di operatori (tra cui anche circa centomila operatori in regime forfetario che sono esonerati dall’obbligo di fatturazione elettronica)
  • una percentuale di scarto delle fatture di appena 2,4%
  • oltre 4,2 milioni di richieste di generazione di QrCode
  • circa 4,4 milioni di indirizzi telematici registrati per la ricezione delle fatture elettroniche
  • una media di circa 200mila login giornalieri al portale “Fatture e Corrispettivi
  • 3,4 milioni di deleghe ai servizi di consultazione del portale “Fatture e Corrispettivi”.

Peraltro, il trend positivo del processo di fatturazione elettronica si conferma anche quest’anno. Infatti, nei primi 5 mesi del 2020 (fino al 31 maggio scorso) sono state inviate circa 772 milioni di fatture elettroniche da circa 3,3 milioni di operatori, con una percentuale di scarto sempre più bassa (siamo sull’1,6%).
Si conferma la media di circa 200mila login giornalieri al portale “Fatture e Corrispettivi”. E tutto questo nonostante l’emergenza Covid-19. Anzi, la fatturazione elettronica è un processo che ha dimostrato la sua efficacia soprattutto durante l’attuale situazione emergenziale in cui la dematerializzazione dei documenti ha assunto un ruolo cruciale.

Italia, leader in Europa in materia di fisco a portata di mouse
Il processo di fatturazione elettronica è stato apprezzato non solo dagli operatori italiani ma, alla luce delle esplicite dichiarazioni della Commissione europea (nell’ambito del Multi stakeholder on e-invoicing presieduto dalla Commissione), delle numerose richieste di informazioni da parte di diversi Paesi Ue ed extra-Ue (in particolare dalla Germania e da Israele) e della progressiva adozione del modello italiano in alcuni Stati dell’Unione (ad esempio in Francia e Polonia), è diventato una best practice a livello internazionale.
Al riguardo, è corretto ricordare che, nell’ottica di perseguire la realizzazione di un Mercato digitale unico, la fatturazione elettronica è stato uno degli obiettivi di semplificazione che l’Europa si è posta quale stimolo normativo per l’introduzione di processi di Digital Transformation nelle pratiche di qualsiasi impresa e delle pubbliche amministrazioni. L’Italia, invece, è stato il primo Paese europeo ad aver previsto, dal 1° gennaio 2019, l’uso obbligatorio della fatturazione elettronica, mentre circa la metà dei Paesi membri non l’ha ancora introdotta in via definitiva come modalità obbligatoria.

I corrispettivi, l’ultimo tassello
Il processo di acquisizione automatica, da parte dell’Agenzia, di tutti i dati relativi alle certificazioni delle operazioni economiche si completerà con l’avvio, a regime, del processo di memorizzazione elettronica e trasmissione telematica dei dati dei corrispettivi giornalieri, previsto dall’articolo 2 del Dlgs. n. 127/2015, per gli operatori economici che svolgono commercio al minuto e attività assimilate. L’obbligo è scattato dal 1° luglio 2019 per gli operatori con volume d’affari superiore a 400mila euro annui, con la previsione di un periodo transitorio di sei mesi per consentire ai soggetti che non si erano ancora dotati degli strumenti tecnologici idonei alla trasmissione (registratori telematici) di adeguarsi senza incorrere in sanzioni. Per i contribuenti con volume d’affari inferiore a 400mila euro l’obbligo è scattato il 1° gennaio 2020 e anche per loro è stato previsto un periodo transitorio di sei mesi, che era in corso nel momento in cui si è verificata l’emergenza Covid. Considerata la situazione di oggettiva difficoltà per gli esercenti e per i distributori dei registratori telematici, il decreto “Rilancio” ha differito al 1° gennaio 2021 il termine del predetto periodo transitorio.
I flussi dei dati che pervengono e perverranno all’Agenzia mediante i due processi, di fatturazione elettronica e dei corrispettivi telematici, consentiranno di valorizzare il patrimonio informativo dell’Amministrazione non solo per potenziare le proprie attività di analisi del rischio e controllo, ma anche per offrire servizi a valore aggiunto volti, nel tempo, a semplificare e ridurre gli adempimenti fiscali.

E in futuro c’è l’Iva precompilata
Tali informazioni, infatti, rappresentano la necessaria base di partenza per predisporre, a partire dal periodo d’imposta 2021, in via sperimentale: le bozze dei registri Iva che il contribuente, anche tramite il suo intermediario, potrà verificare ed eventualmente integrare; le bozze delle comunicazioni di liquidazione periodica Iva, con relativo servizio di elaborazione del modello F24 e pagamento online, e la bozza della dichiarazione annuale Iva. In sostanza, con l’avvio a regime della fatturazione elettronica e della trasmissione telematica dei corrispettivi, i titolari di partita Iva potranno avere a disposizione la dichiarazione precompilata.

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