Bilancio e contabilità

18 Giugno 2020

Dichiarazioni fiscali 2019, statistiche a confronto con l’anno precedente

Disponibili sul sito del dipartimento delle Finanze le statistiche relative agli Indici sintetici di affidabilità fiscale, alle dichiarazioni delle persone fisiche titolari di partita Iva e in base al reddito prevalente, trasmesse dai contribuenti nel 2019, relative al periodo d’imposta 2018. Occorre ricordare, osservano dal Mef che si tratta di dati relativi a una situazione economica in ascesa, con un Pil che faceva registrare un +1,7% e non paragonabile, quindi, allo scenario attuale altamente “contagiato” dall’emergenza epidemiologica e dal conseguente blocco delle attività.
 
Debuttano gli Isa
Gli Indici di affidabilità fiscale dal 2019, per il periodo d’imposta 2018, hanno sostituito gli studi di settore. I nuovi indicatori statistici sono stati introdotti per favorire l’adempimento spontaneo da parte dei contribuenti e incrementare la collaborazione tra cittadini e Fisco.
Facendo il punto sui numeri, sono stati 3.189.124 (di cui il 60% persone fisiche) i soggetti interessati dagli Isa nel 2018. Il confronto, in questo caso, va necessariamente riferito agli studi di settore e il dato, così facendo, registra un leggero aumento (+0,18%) rispetto alla platea dei contribuenti a cui sono stati applicati gli Sds nel 2017. La metà appartiene al Nord Italia (51%), il 27% a Sud e Isole e il 21% al Centro.
I macro settori individuati per il periodo interessato sono 175, di cui 61 relativi ai servizi, 23 ai professionisti, 52 al commercio, 37 al settore delle manifatture e 2 all’agricoltura. Il 51% dei soggetti opera nel settore dei servizi.
C’è da dire che contro i 193 studi di settore del 2017, gli Isa si sono presentati nel 2018 con 175 cluster individuati secondo specifici Modelli di Business (MoB), basati sulla “catena del valore”. Inoltre, il comparto agricoltura risultava assente dagli studi 2017 (vedi articolo “Il progetto degli Isa procede verso la completa realizzazione).
Nel dettaglio, i ricavi/compensi totali dei contribuenti sottoposti a Isa nel 2018, sono risultati pari a 795,5 miliardi di euro, con un incremento del 9,1% rispetto al totale dichiarato dagli studi di settore del 2017, salgono anche i ricavi/compensi medi dichiarati, che ammontano a 249.430 euro (+8,9%). In riferimento a quest’ultimo dato, per macro settore economico, l’incremento dichiarato va da un minimo del 5,4% del commercio, a un massimo dell’11% del settore dei servizi, a cui seguono manifatture (+8,8%) e professionisti (+8,6%). L’attività agricola per quest’anno rimane fuori dal confronto visto che nel 2017, come sopra detto, non era stata sottoposta a studi di settore.
L’analisi statistica evidenzia inoltre che il valore aggiunto medio degli Isa del 2018 è di 95.480 euro, con performance più significative per le società di capitali, nel Nord Italia e per il settore delle manifatture.
Rilevante il dato relativo al reddito totale dichiarato nel 2018, il cui ammontare è di circa 113,9 miliardi di euro, un risultato che stacca di 24 punti percentuali a il reddito calcolato con gli studi di settore nell’anno precedente.
Per completezza i tecnici del Df precisano che il reddito totale dichiarato nel 2017 risulta particolarmente basso per effetto della modifica del criterio di determinazione del reddito d’impresa in contabilità semplificata da “competenza” a “cassa”. Nel 2018, comunque, l’ammontare del reddito medio totale dichiarato è di 35.735 euro, con 33.200 euro per le persone fisiche, 45mila euro mila euro per le società di persone e 35.200 euro per le società di capitali e agli enti.
Il dipartimento, a questo punto, mette in risalto le principali differenze tra Indici di affidabilità fiscale e studi di settore evidenziando che con un “voto” Isa pari almeno a 8, su una scala da 1 a 10, è previsto per tutti i contribuenti un regime premiale crescente, mentre negli Sds il regime di favore era subordinato ai requisiti soggettivi di congruità (naturale o per adeguamento), coerenza e normalità ed era comunque escluso per alcuni studi.
Questo per dire che, nel 2018, i contribuenti che hanno guadagnato un Isa pari almeno a 8 sono aumentati del 14,6% rispetto ai congrui, coerenti e normali degli studi di settore del 2017. Nello specifico nel 2017 solo il 34% dei soggetti era congruo, coerente e normale, nel 2018 i soggetti con un Isa almeno pari a 8 sono risultati il 39 per cento.
Restringendo l’analisi, ai soggetti con accesso al regime premiale nel 2018, i ricavi o compensi medi dichiarati salgono a 276.402 euro (+10,8% rispetto al totale dei soggetti), mentre il valore aggiunto è pari a 120.944 euro e il reddito medio dichiarato è di 57.634 euro, valore molto più elevato rispetto a quello medio dichiarato dal totale dei soggetti (+61,3%).
 
Iva, focus su forfetari e regime di vantaggio
Diminuiti, rispetto al 2017, i titolari di partita Iva che nel 2018 hanno presentato la dichiarazione relativa all’imposta sul valore aggiunto, per un totale oltre 3,6 milioni di contribuenti (-0,5%) con una platea composta da imprenditori (41,8%), lavoratori autonomi (20,6%), agricoltori (6,9%) e contribuenti in “regime fiscale di vantaggi” e ‘regime forfetario’ (30,7%).
Vistoso aumento per i “forfetari” con 856.800 presenze (+25,9%), in 161.800 hanno iniziato l’attività nel 2018. L’imponibile ammonta a circa 7,1 miliardi di euro per un valore medio di 9.231 euro e l’imposta sostitutiva del 15% o 5% (per i primi cinque anni di attività) è pari a 788 milioni di euro per un valore medio di 1.026 euro.
Il risultato tiene conto dell’abbattimento di 2/3 della base imponibile per chi ha iniziato l’attività nel 2016.
Ricordano, i tecnici del Df, che dal 2016 il regime naturale delle persone fisiche titolari di partita Iva di piccole dimensioni è rappresentato dal “regime forfetario”, di conseguenza il “regime di vantaggio” è applicato soltanto da chi vi ha aderito prima del 2016 per il tempo di permanenza rimanente (5 anni o fino al raggiungimento di 35 anni di età).
I contribuenti che hanno aderito a tale regime entro il 2015 sono ancora oltre 253mila, di questi oltre l’83% dichiara un reddito imponibile di circa 2,6 miliardi di euro per un ammontare medio di 12.271 euro e un’imposta sostitutiva al 5% di 129,4 milioni di euro per un importo medio di 615 euro.
In definitiva, i titolari di partita Iva che hanno applicato, nel 2018, i regimi agevolati hanno superato quota 1,1 milioni di contribuenti; inoltre, considerando gli ultimi dati sulle aperture 2019 pubblicati dall’Osservatorio sulle partite Iva, a seguito dell’innalzamento del tetto di ricavi a 65mila euro, il numero dovrebbe avvicinarsi agli 1,4 milioni nelle dichiarazioni relative al periodo d’imposta 2019 in corso di acquisizione.
 
Reddito prevalente, primato a lavoro dipendente e pensioni
L’analisi statistica tiene conto delle dichiarazioni Irpef delle persone fisiche, pubblicate a marzo, valorizzate anche dalla classificazione dei contribuenti in base al reddito prevalente.
Dal 2018 è stato rivisto il criterio di prevalenza, considerando nella scelta anche i redditi soggetti a tassazione sostitutiva dei contribuenti in regime forfetario e di vantaggio.
Sulla base di detti criteri, le statistiche rilevano che l’84,1% dei circa 41,4 milioni di contribuenti Irpef percepisce reddito da lavoro dipendente o pensione e solo il 6,3% del totale ha un reddito prevalente derivante da attività d’impresa o da lavoro autonomo, compreso anche quello in regime forfetario e di vantaggio, sono invece il 4% le persone fisiche che detengono in prevalenza reddito da fabbricati.
Confrontando le dichiarazioni dei dipendenti con quelle di propri datori di lavoro emerge che oltre il 75% dei primi ha prestato servizio presso lo stesso datore di lavoro nell’arco dell’anno. Il 56% è assunto presso società per azioni, società a responsabilità limitata e società cooperative, il 15% lavorano presso gli enti pubblici, il 9% presso ditte individuali, il 6% è occupato presso enti ospedalieri ed istituti di previdenza e assistenza sociale, il 7% presso società di persone.
Andamento altalenante per il reddito medio da lavoro dipendente rispetto alla diversa natura del datore di lavoro: il più basso è di 9.951 euro ed è stato rilevato nei confronti dei dipendenti delle persone fisiche, seguono i dipendenti delle società di persone con un reddito medio pari il a 13.950 euro, ai lavoratori della pubblica amministrazione spetta un reddito medio di 21.590 euro, il reddito medio più elevato, pari a 23.630 euro, è per i dipendenti delle società di capitali.
 
E ancora registro e successioni
Completano l’analisi statistica le dichiarazioni delle società di persone e quelle relative alle imposte di registro e successioni.

Dichiarazioni fiscali 2019, statistiche a confronto con l’anno precedente

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