28 Febbraio 2022
Dichiarazioni Ires e Irap 2019, il Df rende note le statistiche
Disponibili sul sito del Dipartimento delle Finanze le statistiche sulle dichiarazioni Ires e Irap dell’anno d’imposta 2019 presentate nel corso del 2020 e 2021. La pubblicazione, comprensiva dei dati Ires presentati dai soggetti che utilizzano il modello “Redditi Enti non commerciali”, completa i dati statistici relativi alle dichiarazioni fiscali 2019. A renderlo noto un comunicato stampa del Mef.
Ires
Per quanto riguarda l’Ires il 2019 ha registrato una lieve crescita del Pil (+1,3% in termini nominali e +0,4% in termini reali) mentre le dichiarazioni delle società di capitali sono state 1.263.405, (+2,8% rispetto all’anno precedente di cui il 90,2% è una società a responsabilità limitata. Il 64% dei soggetti ha dichiarato un reddito d’impresa fiscalmente rilevante, il 29% è in perdita e il 7% ha chiuso in pareggio.
È pari a 184,1 miliardi di euro, il reddito fiscale dichiarato con un +5,5 per cento. I settori in crescita sono “attività finanziarie” (+28,6%), “noleggio e agenzie di viaggio” (+11,4%), “trasporto e magazzinaggio” (+11,3%) e “costruzioni” (+9,9%). Per quanto riguarda la perdita fiscale è di 57,7 miliardi di euro, con un aumento del 7,3 per cento. Il segno meno si concentra nel campo manifatturiero, al quale si riferisce il 32,3% delle perdite complessive.
Nel 2019 la percentuale delle società di capitali che ha dichiarato un’imposta è pari al 59,4%, dato in leggero calo rispetto al 2018 mentre la restante parte cioè 40,4% non ha dichiarato un’imposta o ha un credito. Le società che sono assoggettate a tassazione ordinaria dichiarano un’imposta netta pari a circa 22,3 miliardi di euro (+1,1% rispetto al 2018), mentre i gruppi societari che hanno optato per il consolidato dichiarano un’imposta netta di circa 13,2 miliardi di euro (+15,1% rispetto al 2018). Calo dell’1,5% per il modello Redditi Enc enti non commeciali, rappresentati per il 63,8% da associazioni non riconosciute e comitati.
Aiuto alla crescita economica
Nel 2019 l’Ace passa dall’1,5% all’1,3%. Le società di capitali con diritto alla deduzione Ace sono oltre 326mila (+4,5% rispetto al 2018), per un ammontare di deduzione pari a 18,4 miliardi di euro (+0,4% rispetto al 2018) con un trend stabile. La quota di Ace detenuta dai soggetti con ricavi superiori a 50 milioni di euro è pari al 46,4% dell’ammontare complessivo, mentre l’analisi per sezione di attività evidenzia che circa il 60% proviene dalle “attività finanziarie e assicurative”(37,8%, pari a 6,8 miliardi di euro) e dalle “attività manifatturiere” (23%, pari a 4,3 miliardi di euro).
Deducibilità degli interessi passivi
Sono interamente deducibili gli interessi passivi fino all’ammontare corrispondente a quello degli interessi attivi, mentre gli interessi passivi che eccedono quelli attivi sono deducibili nei limiti del 30% del Reddito operativo lordo (Rol). Gli interessi passivi di periodo iscritti in bilancio ammontano a 29,8 miliardi di euro (-0,5% rispetto al 2018), mentre quelli relativi a periodi precedenti, e riportabili in quanto non dedotti precedentemente, sono pari a 38,4 miliardi di euro (-2,6% rispetto al 2018). La quota di interessi deducibili (comprensiva di quelli dei periodi precedenti) è pari a circa 42,8 miliardi di euro (37,3% del totale). Classificando le società per classi di volume d’affari, si rileva che la percentuale degli interessi deducibili raggiunge il 49,31% nelle società con volume d’affari oltre 25 milioni di euro mentre scende al 12,18% nella classe da 0 a 200.000 euro.
Patent Box
Nel 2017 i marchi d’impresa sono stati esclusi dal regime di favore patent-box con delle misure finalizzate a salvare le opzioni già esercitate che possono continuare a sfruttare l’agevolazione entro il 30 giugno 2021. L’opzione ha una durata di 5 esercizi ed è irrevocabile.
Sempre il 2019 mostre che 2.509 società hanno fruito dell’agevolazione per un
ammontare di reddito detassato e plusvalenze esenti pari a 6,2 miliardi di euro, superando di 1,3 volte il dato del 2018. I settori di maggior rilievo sono “servizi di informazione e comunicazione”.
Super-ammortamento
Si tratta della possibilità di dedurre una maggiore percentuale della quota di ammortamento e dei canoni di locazione finanziaria sugli investimenti in beni materiali strumentali nuovi. Nel 2019 hanno fruito dell’agevolazione 317mila soggetti per un ammontare di 7,2 miliardi di euro8. Circa il 64% della platea dei beneficiari rientra nelle classi di ricavo comprese tra 100mila e 2 milioni e 500mila euro. Le regioni che hanno registrato una maggiore percentuale di utilizzo sono Lombardia (32%), Lazio (12%) e Piemonte (11%).
la maggiore deduzione appartiene al settore “manifatturiero” (38%), “noleggio, agenzie viaggio e servizi di supporto alle imprese” (17,2%), “commercio all’ingrosso e al dettaglio” (10,9%) e “servizi di informazione e comunicazione” (8,7%).
Iper-ammortamento
Prevede aliquote differenziate in base al totale dell’investimento. In particolare la maggiorazione è del 170% per investimenti fino a 2,5 milioni di euro; 100% per investimenti da 2,5 milioni a 10 milioni di euro, 50% per investimenti oltre 10 milioni di euro e fino a 20 milioni di euro. Nessuna agevolazione, invece, per gli investimenti oltre i 20 milioni di euro.
Nel 2019 la maggiorazione per gli investimenti in beni materiali strumentali è stata utilizzata da oltre 28.200 soggetti, per un ammontare di circa 4,8 miliardi di euro, di cui 569 milioni di euro relativi agli investimenti effettuati nel 2019 con un utilizzo prevalente del manifatturiero.
Bonus “Ricerca e Sviluppo” e “Sud”
Il primo riguarda 26.700 soggetti per un ammontare di credito spettante nel periodo di 3,0 miliardi di euro (-11,2% rispetto al 2018). I principali settori sono il “manifatturiero” (50,3%), i “servizi di informazione e comunicazione” (14,2%), il “commercio all’ingrosso e al dettaglio” (8,2%) e le “attività professionali, scientifiche e tecniche” (8,3%). Il secondo, invece, nel 2019 ha interessato circa 17.400 soggetti (+46% rispetto al 2018) per un ammontare di circa 1,3 miliardi di euro.
Irap
Flessione per le dichiarazioni Irap che nel 2019 sono state 3.425.931 (-7,7% rispetto al 2018). Il calo ha riguardato in particolare le persone fisiche (-17,4% rispetto al 2018), a causa della crescente adesione al regime forfetario per effetto dell’innalzamento della soglia di ricavi/compensi a 65mila euro, a prescindere dal settore di attività, e le società di persone (-3,9% rispetto al 2018).
I soggetti che dichiarano un valore della produzione diverso da zero sono 3.001.173 (-6,8% rispetto al 2018), per un ammontare complessivo di circa 419,1 miliardi di euro (+2,5% rispetto al 2018). L’incremento del valore della produzione dichiarato riguarda in misura rilevante le società di capitali (+5,2%) e gli enti non commerciali (+1,5%). Il dato positivo ha interessato le ‘Attività finanziarie ed assicurative mentre cala il settore manifatturiero” (-7,3%). L’Irap dichiarata per l’anno 2019 è stata pari a 24,8 miliardi di euro (+2,7% rispetto al 2018), con un valore medio pari a 11.980 euro con una maggiore incidenza al Nord. Va rilevato che a seguito dell’emergenza sanitaria il decreto Rilancio ha sollevato dal versamento dell’imposta le imprese e i lavoratori autonomi con un volume di ricavi e compensi non superiore a 250 milioni.
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