Attualità

17 Settembre 2020

La nuova Pa tutta digitale, il 2021 come spartiacque

Addio alle tante credenziali per quanti sono i servizi digitali della Pa. Dal 28 febbraio 2021 Spid (Sistema pubblico di identità digitale) e Cie (carta di identità elettronica) diventeranno le uniche e con l’app IO si potranno raggiungere gli stessi servizi tramite smartphone. Una piattaforma sostituirà la vecchia raccomandata per la notifica degli atti della Pa e per le persone con disabilità ci sarà un unico contrassegno nazionale di circolazione. I contorni della rivoluzione digitale della Pubblica amministrazione sono tracciati.
Lo stato dell’arte, dopo la conversione in legge del Dl n. 76/2020 (articoli da 24 a 37), è illustrato a chiare lettere nelle linee guida pubblicate sul sito del ministero per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione. In ciascuna scheda sono descritte le novità e i vantaggi dei singoli cambiamenti.  

Identità digitale unica
Come anticipato, dal prossimo 28 febbraio, i cittadini non dovranno più utilizzare credenziali diverse a seconda del servizio pubblico richiesto, basterà essere in possesso di Spid o Cie e le porte di tutte le amministrazioni (nazionali, territoriali, enti pubblici, e agenzie) si apriranno. In ogni caso, coloro che non riescono a ottenerle nei tempi giusti, potranno servirsi delle vecchie password fino alla loro naturale scadenza e comunque non oltre il 30 settembre 2021.
Spid e Cie avranno lo stesso valore di un qualsiasi documento d’identità, pertanto, non sarà più necessario allegare le fotocopie degli stessi documenti.
Il risparmio, in termini di tempo, semplificazione, sicurezza e denaro è lampante.

Senza pc, con lo smartphone
Accedere ai servizi pubblici attraverso il proprio telefono mobile si potrà attraverso IO, un’app comune a tutte le amministrazioni, che consentirà anche di predisporre autocertificazioni, presentare istanze e dichiarazioni ed effettuare pagamenti tramite la piattaforma PagoPa, integrata nell’applicazione.   

Notifiche: raccomandata in soffitta
Assume consistenza, per i cittadini e le imprese che hanno un domicilio digitale, la piattaforma tecnologica per la notifica degli atti della Pubblica amministrazione. Questa potrà effettuare, con valore legale, l’invio di notifiche di atti, provvedimenti e avvisi al domicilio digitale del cittadino
“caricando” le comunicazioni sulla piattaforma. Naturalmente, a coloro che non hanno un domicilio virtuale, gli atti continueranno ad arrivare attraverso posta ordinaria.
L’utilizzo della piattaforma nazionale unica, raggiungibile anche con smartphone, consentirà alla Pa un sensibile risparmio sulle spese di spedizione e ridurrà i casi di mancato recapito. 

Un digitale pro disabilità
Il decreto prevede anche interventi per favorire l’uso di strumenti informatici da parte di persone con disabilità. In particolare, estende alle società che negli ultimi tre anni hanno avuto un fatturato medio superiore a 500 milioni di euro e che offrono servizi al pubblico attraverso siti web o applicazioni sul telefonino, l’obbligo di rendere accessibili gli strumenti informatici ai cittadini con disabilità, obbligo già previsto per la Pubblica amministrazione.
E ancora, sempre attraverso una piattaforma unica, le persone con disabilità potranno circolare con i loro veicoli nelle zone a traffico limitato (Ztl) su tutto il territorio nazionale con un solo permesso, fino a oggi valido esclusivamente nel Comune in cui è stato richiesto.

Etica digitale qualificata
La Pubblica amministrazione si avvarrà di esperti per realizzare i propri servizi informatici sulla base di regole omogenee, valide su tutto il territorio nazionale.

La norma, si legge infine nelle linee guida, introduce misure che semplificano la gestione e il funzionamento della piattaforma digitale nazionale dati. Questi, non dovranno più essere custoditi in “compartimenti stagni”, ma condivisi tra i vari uffici in modo da evitare di chiedere a cittadini e imprese di fornire informazioni già in possesso della Pa. Con tale finalità, anche i concessionari di servizi pubblici dovranno rendere disponibili, all’amministrazione concedente, i dati in loro possesso, in formato aperto e riutilizzabile.
È il cammino verso un cloud nazionale, un’infrastruttura ad alta affidabilità in grado di garantire l’autonomia tecnologica del Paese.

Il decreto n. 76/2020, in sostanza, dispone che quella digitale diventi la modalità abituale di comunicare tra uffici pubblici e tra amministrazioni e cittadini e pone le premesse per agevolare imprese, start up, università ed enti di ricerca che intendono sperimentare progetti di innovazione e digitalizzazione potenzialmente utili allo sviluppo del Paese.

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